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Cassazione: di treni fermi al gelo, disagi e mancati rimborsi

È successo a tutti di subire qualche disagio con Trenitalia. Ritardi considerevoli, soppressioni e via dicendo sono il pane quotidiano per studenti, lavoratori e, perché no, turisti.
Nei casi migliori si può ottenere il rimborso (a volte parziale) del biglietto, in altri, invece, tale pratica viene negata.
È quanto successo a una coppia di passeggeri rimasti bloccati in treno al buio e al gelo in vagoni privi di riscaldamento. La sentenza della Corte di Cassazione n. 10596 è sì andata a respingere il ricorso di Trenitalia, che si opponeva al rimborso (seppur parziale) del biglietto, ma anche quello presentato dalla coppia, la quale aveva presentato una richiesta di risarcimento per i danni alla salute subiti a causa della sosta imprevista.
Il giudice di pace, inizialmente, aveva riconosciuto alla coppia, che viaggiava insieme ai due nipoti di 6 e 9 anni, una cifra pari a 417 euro, comprendente un risarcimento per il danno non patrimoniale subito. Tale cifra, però, secondo il Tribunale doveva essere restituita in quanto i due avevano diritto al solo rimborso di 7,38 euro (il 50% del biglietto); niente doveva essere restituito ai bambini, esclusi dal giudizio. Inutile il racconto dei passeggeri: dal ritardo iniziale di due ore per un guasto al locomotore, per poi arrivare alla sosta forzata di tre ore per un guasto all’impianto elettrico e a quello di riscaldamento; il tutto ricevere la benché minima informazione. Il risultato? Tanto stress e febbre.
La coppia vedeva leso il diritto a viaggiare in condizioni rispettose del diritto alla salute. La Cassazione, invece, spiega che un malanno come la febbre, da considerarsi comune e non strettamente riconducibile agli eventi subito, non basta per ricevere un risarcimento più ampio di quanto dovuto. Il danno non patrimoniale, sostengono i giudici, entra in essere solo quando vi è una violazione consistente di specifici diritti inviolabili della persona. In questo caso, quindi, non si comprendono disagi, ansie e motivi di insoddisfazione di qualsiasi genere riguardanti la vita quotidiana di ognuno di noi. Tali problemi, infatti, vanno accettati in virtù del principio di tolleranza.
Respinto, però, anche il ricorso di Trenitalia, la quale non voleva rimborsare nemmeno il 50% del biglietto. Il guasto, sosteneva, era dovuto a cause di forza maggiore; tesi ripudiata dalla Corte evidenziando il grave inadempimento contrattuale e l’obbligo di fare manutenzione.
Il tutto, per un pugno di euro.
 

Fonte: IlSole24Ore
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