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L'infedeltà coniugale è sempre causa di separazione?

Avete mai assistito alla celebrazione di un matrimonio?
Sia nel rito civile che in quello religioso, avrete sicuramente sentito leggere agli sposi alcuni articoli del codice civile, ossia il 143, il 144 e il 147.
All’interno del 143 è stabilito che «dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione».
Ciò che ci interessa, tra i vari obblighi reciproci, è quello di fedeltà.
Nonostante il ddl Cantini fosse volto alla sua soppressione, essa resta saldamente ancorata agli obblighi matrimoniali.
Quando si può dire che la fedeltà coniugale sia venuta meno?
Secondo la sentenza n. 514/2017 del Tribunale di Ravenna «non è tanto la natura e la intensità del rapporto extraconiugale a costituire violazione dell’obbligo di fedeltà, quanto le modalità con cui essa viene intrattenuta e l’idoneità a ledere la dignità  del coniuge».
Nel caso di specie, ciò che ha fatto propendere l’ago della bilancia a favore della moglie non sono tanto le relazione extraconiugali del marito ma la loro notorietà.
Quest’ultimo non si limitava a intrattenere una relazione con una magazziniera della farmacia in cui lavoravano entrambi i coniugi, frequentando anche la madre di un compagno di scuola della figlia.
Il tutto, naturalmente, di dominio pubblico.
Come si può evincere dalla sentenza n. 8512/2006 d29ella Cassazione, «l’infedeltà può essere causa anche esclusiva della separazione solo qualora essa si configuri come causa scatenante la crisi coniugale».
Con un po’ più di discrezione, quindi, il marito in questione sarebbe potuto uscire vincitore dalla battaglia legale.

Leggi il testo intergale
Corte di Cassazione, sentenza n. 8512/2017
Tribunale di Ravenna, sentenza 514/2017

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Michel Simion

Dottore in Giurisprudenza, Università degli Studi di Verona. Tesi in diritto costituzionale giapponese, appassionato di letteratura asiatica.

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