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Twitter passa a 280 caratteri. Una buona mossa?

È ufficiale. Twitter è cresciuto. Dopo mesi di rumors e primi test, durante i quali il numero 280 rimbalzava da una parte all’altra della Rete, da questa mattina gli utenti posso inviare tweet più lunghi. Il limite di 280 caratteri va a sostituire quello di 140, da sempre tratto che ha contraddistinto la piattaforma di micro-blogging più famosa al mondo.

Il cambiamento, come sempre quando si parla di nuove feature, arriva dopo una trimestrale che finalmente ha fatto fare un sospiro di sollievo agli azionisti dopo un 2016 che ha visto il titolo affossarsi a 14 dollari ad azione; una differenza non trascurabile considerando il boom iniziale di 70 dollari ad azione risalente a gennaio 2014.

C’è voglia di ripartire, di fare qualcosa affinché il canto del cigno (o del passerotto) possa essere udito in un futuro il più lontano possibile.

Quanto, però, questa mossa può giovare in termini di identità?
Tratto distintivo della piattaforma è sempre stato il suo orientamento verso la brevità e conseguente rapidità dei contenuti, tanto che gli utenti più assidui si sono trovati a preferire Twitter rispetto a molti altri social network. Molto più spontaneo, veloce, ma soprattutto orientato verso la capacità di sintesi, tanto da venire utilizzato in alcune scuole italiane come esercizio di stile nell’insegnamento della lingua italiana (e con non poco successo). Un aspetto magnifico, certo, ma che ha avuto come effetto collaterale quello di allontanare molti utenti, vista la supposta difficoltà, con conseguente perdita di tempo, nel twittare contenuti che rientrassero nei 140 caratteri.
Ora cambia tutto. È vero che si parla pur sempre di “soli” 280 caratteri – ben lontani dai 2200 di Instagram e dai 63.206 di Facebook –, ma è giusto chiedersi quanto questa mossa sarà in grado di attirare nuovi utenti o, nel caso più sfortunato, allontanarne gli amanti. Dai primi numeri, una lieve speranza in termini di fidelizzazione: solo il 5% dei tweet inviati erano più lunghi di 140 caratteri e solo il 2% sopra i 190 caratteri.

Nulla di preoccupante. Quello dei 280 caratteri è solo uno dei cambiamenti fisiologici che hanno sempre contraddistinto l’evoluzione tecnologica, anche a rischio dell’identità stessa del prodotto.
Una domanda, però, rimane: non era più utile introdurre la possibilità di modificare i tweet?

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emanuelesecco

Dottore in Editoria e Giornalismo. Appassionato di scrittura, editoria (elettronica e digitale), social media, musica, cinema e libri. Viaggio il più possibile, ma Budapest è sempre nel cuore.

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