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Commento a sentenza: Tribunale di Treviso, n. 118/2018

La sentenza n. 118/2018 del Tribunale di Treviso ha oggetto la richiesta di risarcimento del danno per infortunio sul lavoro.
In particolare, il fatto è avvenuto mentre il lavoratore era intento nell’operazione di rimozione di lastre di Eternit, poste a copertura di un edificio, salendo con l’ausilio di una scala sul muro perimetrale dell’edificio; dopo essere caduto rovinosamente a terra, si era procurato danni corrispondenti alla tumefazione e rigidità dolenti del gomito, oltre alla limitazione dolorosa dei movimenti del polso.
Ora, tutta la materia è tiranneggiata dall’art. 2087 del codice civile, secondo cui «l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro».
Va valutato se la condotta sia ascrivibile al comportamento esclusivo del lavoratore o se vi sia negligenza del datore di lavoro; proprio quest’ultimo asserisce di aver ammonito il proprio dipendente di disboscare le sterpaglie che impedivano la rimozione sicura dell’amianto, prima di procedere.
Il giudice ritiene fallace tale dichiarazione, per il cortocircuito logico di avvisare il lavoratore di disboscare il terreno prima dell’operazione, al fine di rimuovere il materiale direttamente da terra, fornendogli poi una scala, che implica necessariamente di sollevarsi dal terreno.
A ciò si aggiunga la testimonianza del lavoratore con cui il dipendente infortunato stava compiendo il lavoro, il quale ha dichiarato di non aver udito il comando datoriale di disboscare prima di procedere.
Tenendo a mente che secondo la sentenza della Cassazione n. 14468/2017 «è onere del datore di lavoro, al fine di superare la presunzione, fornire la prova di aver adottato tutte le cautele necessarie a evitare il danno, in relazione alle specificità del caso ossia al tipo di operazione effettuata e ai rischi intrinseci alla stessa», è chiaro che il giudice non possa che constatare la colpevolezza esclusiva del datore di lavoro, in quanto il lavoratore ha agito correttamente, ponendo in essere un’attività né abnorme, né opinabile, né esorbitante.

dott. Michel Simion

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Michel Simion

Dottore in Giurisprudenza, Università degli Studi di Verona. Tesi in diritto costituzionale giapponese, appassionato di letteratura asiatica.

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