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Commento a sentenza: Corte d’Appello di Bologna, n. 340/2018

La sentenza n. 340/2018 della Corte d’Appello di Bologna ha oggetto lo sconfinamento di un gatto nella proprietà dei vicini. L’appellante agiva in giudizio per richiedere la riforma dell’ordinanza di primo grado, che riconosceva la ripetuta e illecita invasione del gatto nella proprietà dei vicini; tutto ciò era causa di disagio, sconcerto e problemi di pulizia data la consuetudine felina di emettere le proprie deiezioni nel fondo altrui.
Che già si dovesse adire il Tribunale per un caso simile desta perplessità, essendo bastevole da un lato il rispetto delle normali regole di civiltà e dall’altro un minimo indispensabile di tolleranza. Così non è: nella bocca degli stolti pare abbondare, oltre al riso, anche il denaro e il tempo da perdere.
La Corte d’Appello conferma quanto statuito dal giudice di prime cure. Non viene accolta l’obiezione che non sia necessariamente il proprio gatto a scaricare le proprie deiezioni nel fondo vicino, a causa della copiosa presenza di randagi nella zona di cui si discute, poiché sia le foto che i video, acquisiti in giudizio come documento probatorio, attestano il contrario.
Tutto il perno dell’inutile controversia ruota, però, attorno alla qualificazione giuridica dell’illecito contestato; non è dovere dei convenuti proteggere il proprio fondo ma obbligo dei custodi vigilare sulle proprie cose, persone, animali, ex art. 2052 del codice civile.
Non vi è alcun contrasto, quindi, con le norme poste a tutela degli animali, essendo compito dei loro proprietari di trovare delle soluzioni idonee affinché questi ultimi possano vivere in condizioni di benessere e nel rispetto della loro natura, senza ledere i diritti altrui.

dott. Michel Simion

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Michel Simion

Dottore in Giurisprudenza, Università degli Studi di Verona. Tesi in diritto costituzionale giapponese, appassionato di letteratura asiatica.

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