News giuridiche

Net neutrality: Trump e la Fcc smantellano l'ennesimo pezzo dell'amministrazione Obama

C’è una cosa da dire sull’amministrazione Trump: quello che annuncia fa. Lasciamo perdere ogni giudizio personale e politico sulla direzione intrapresa dalla sua amministrazione. Il suo “governo del fare” (mi si perdoni la citazione) è un dato di fatto, come lo è sempre stata la sua ferma volontà di smantellare pezzo per pezzo quanto costruito dal suo predecessore.
Dopo aver pescato dal mazzo, è toccato alla net neutrality, ovvero l’insieme di norme varate dall’amministrazione Obama che consentiva alla Rete di essere un “luogo” in cui vigesse vera democrazia alla larga, quindi, da politiche spinte al rialzo dei prezzi, da parte degli Internet provider, per favorire una piattaforma in termini di velocità e ricerca. Il principio secondo il quale la Rete debba essere neutra e priva di discriminazioni.
Nella giornata di ieri la Federal Communications Commission (Fcc), ovvero l’ente che si occupa di regolare il settore delle comunicazioni negli USA, ha permesso che Internet tornasse a essere quell’ambiente che funzionava a due velocità: in base a quanto paghi, il provider ti offre un tipo di servizio in termini di performance e visibilità Hanno votato contro i due commissari democratici, Mignon Clyburn e Jessica Rosenworcel. A favore, naturalmente, i membri repubblicani: Michael O’Rielly, Brendan Carr e il presidente della Fcc, Ajit Pai.
Le regolamentazioni erano fin troppo pesanti, ha commentato il presidente della Fcc. È vero, sostiene, che Internet ha arricchito le vite di tutti, ma «cosa ha reso possibile il suo successo? Il libero mercato, un approccio soft alle regole di cui hanno beneficiato i consumatori. Torniamo alle regole che hanno governato internet per anni».
«Non stiamo mettendo fine a Internet,» ha poi sottolineato il commissario Brendan Carr, «quella che viene fatta è solo una retorica apocalittica».
Di tutt’altro avviso, come è facile immaginare, il commissario democratico Mignon Clybur, la quale sostiene che non è corretto mettere gli interessi delle grandi aziende e dei loro azionisti davanti a quelli dei consumatori, non per quella che è «una delle più grandi invenzioni della Storia [Internet]». Ricordando poi che molti senatori repubblicani si sono già schierati a favore della net neutrality, ha aggiunto che «l’agenzia che dovrebbe difendere i consumatori, [in realtà] li sta abbandonando».
Sono bastati pochi minuti dalla decisione, che già il procuratore di New York Eric Schneiderman ha annunciato la sua volontà di intentare un’azione legale che avrebbe l’appoggio di più Stati.
Netflix, delusa, ha riferito anch’essa che «è l’inizio di una lunga battaglia legale».
Facebook ha fatto sapere che collaborerà con il Congresso al fine di mantenere Internet un posto libero e aperto.
Amazon, invece, ha dichiarato: «Ci siamo incontrati con la Fcc prima del voto per continuare a premere per regole forti sulla neutralità della rete».
In conclusione, chi danneggerà l’assenza di net neutrality? Non certo l’industria delle telecomunicazioni, si veda infatti l’avversione alla norma sempre dimostrata da At&t e Verizon, la quale trae solo giovamento dall’assenza di un principio giuridico che non incoraggi una politica di mercato a scapito del più debole.
I primi a subire le conseguenze in maniera negativa saranno le grandi piattaforme, le quali si troveranno loro malgrado coinvolte in un conflitto combattuto a suon di dollari.
In definitiva, però, chi ne subirà i danni maggiori sarà l’utente finale, il quale vedrà messa in difficoltà la sua possibilità di scelta.
 

Rimani sempre aggiornato sui nostri articoli e prodotti
Mostra altro

staff

Redazione interna sito web giuridica.net

Articoli correlati

Lascia un commento

Back to top button